La diatriba relativa all’esistenza o meno di correlazione tra l’occlusione dentaria e la postura è ormai annosa.

Indubbiamente esiste una grande incongruenza tra quelli che sono i dati scientifici in rapporto a quelli clinici, nel senso che se è vero, come è vero, che alcuni pazienti hanno migliorato eventuali squilibri posturali ottimizzando l’occlusione dentale, è altrettanto reale che non tutti coloro che hanno problemi posturali hanno malocclusione e viceversa.

Quindi? Dove sta la verità? Ovviamente nel mezzo!

E questo spazio è occupato da una condizione inevitabile: la diagnosi! Rispetto al fatto che non esistono che riscontri clinici su questa materia è evidente che solo la sensibilità e l’esperienza potrà indirizzare il medico nell’interpretazione dei segni e dei sintomi, oltre a quella dei dati strumentali, verso una diagnosi di probabilità.

Certamente non è trascurabile il fatto che il “sistema paziente” sia un meccanismo neuromuscolare integrato e che uno squilibrio o un atteggiamento forzato o viziato in un distretto possa determinare reazioni di “controadattamento” in altre parti del corpo.

E’ facile intuire che se un individuo, ad esempio, ha un problema al piede destro scaricherà maggior peso a terra tramite il sinistro, questo fatto lo porterà a spostare leggermente l’anca sinistra all’indietro e conseguentemente la destra in avanti. Questo adattamento di compenso avvierà quello che si chiama “atteggiamento in torsione” che alla lunga coinvolgerà tutti i distretti del corpo, compreso ovviamente quello cranio cervico mandibolare.

Quanto incide la postura sull’apparato dentale?

Impossibile prevederlo perché la reazione a queste situazioni è sempre personale e dipende da miriadi di fattori come la qualità biologica della persona (in particolare lo stato di tensione o cedevolezza dei legamenti), l’eventuale presenza di ulteriori adattamenti, la personale reattività o meno agli stress muscolotensivi ecc..

Ecco perché non si hanno, nè forse si avranno mai, coincidenze tra i riscontri clinici e quelli scientifici.

Va da sé che quanto sopra è solo un esempio e che potrebbero nascere necessità di adattamento per squilibri in altri distretti che potrebbero determinare identica catena di tensioni muscolari.

Come si dipana quindi questa matassa? Con il buon senso, ciò a dire che non sarà mai saggio dare per scontato che uno squilibrio posturale, quale esso sia, dipenda da una malocclusione o viceversa. Sarà necessario rivolgersi ad un clinico di comprovata esperienza che cerchi di diagnosticare la causa del problema.


Articolo del dott. Tullio Toti


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