Secondo il Ministero della Salute, bisogna prevenire le malocclusioni dalla nascita all’adolescenza. Possiamo dire che in questo caso il detto: “Prevenire è meglio che curare” sia una assoluta verità, infatti non è strano parlare di ortodonzia intercettiva già dai primi anni di vita.
È una branca essenziale e ha l’obiettivo di diagnosticare e trattare eventuali alterazioni nella crescita siano queste un problema nello sviluppo osseo oppure nella sequenza di eruzione dei denti permanenti.
Non c’è quindi da stupirci se ogni tanto gli ortodontisti ritengono necessario ricorrere ad un trattamento precoce già sui denti da latte o quando stanno erompendo i primi elementi dentari permanenti.
Quindi, a quale età è giusto intervenire?
L’apparecchio ortodontico può essere utilizzato a tutte le età ma solo da piccoli è possibile correggere lo sviluppo osseo ed evitare futuri trattamenti ortodontico-chirurgici e/o estrattivi.
Purtroppo il lavoro dell’ortodontista senza un adeguato supporto multidisciplinare può essere tristemente vanificato, poiché il corpo del bambino è letteralmente di plastilina, ovvero facilmente modificabile.
Stimoli errati e parafunzioni possono portare a problematiche che nonostante la terapia ortodontica si potranno ripresentare nell’arco della vita e quindi è di fondamentale importanza lavorare in equipe con pediatra e logopedista al fine di intercettare possibili abitudini viziate, problemi di deglutizione, fonazione e capirne le cause.
L’ortodontista può trovarsi di fronte a svariate condizioni cliniche che devono essere approfondite e studiate, sicuramente le più salienti ed evidenti sono:
- Morso inverso anteriore: segno di una eccessiva crescita dell’osso mandibolare, quindi l’arcata inferiore, rispetto all’osso mascellare (Arcata superiore)
- Morso inverso posteriore: quando i denti dell’arcata superiore chiudono all’interno dell’arcata inferiore, come un cappello più piccolo della testa.
- Morso aperto anteriore situazione dove i denti posteriori toccano ma non vi è contatto alcuno tra quelli anteriori dovuto alla suzione non nutritiva che potrebbe portare ad anomala deglutizione e fonazione.
- Seconda Classe: Incisivi superiori sventagliati e sviluppo in avanti del mascellare superiore rispetto alla mandibola, fa sì che il bambino abbia un aspetto “castorino” dei denti
- Mancanza di spazio e anomalie di eruzione quando i denti non sono in grado di bucare le gengive e posizionarsi all’interno dell’arcata.
A seconda dell’età in cui avviene la prima visita ortodontica, distinguiamo diversi percorsi di trattamento • In età pediatrica ricorreremo principalmente alla terapia intercettiva.
Si riuscirà quindi ad escludere o comunque ridurre la necessità di trattamenti ortodontici più complessi e lunghi in età adolescenziale.
Ha principalmente una fase ortopedica (di guida allo sviluppo osseo). In seguito è possibile che si debba affrontare una seconda fase, più breve.
Banalmente si attende l’eruzione di tutti gli elementi permanenti e in caso questi fossero storti si procederà ad allinearli.
Nei pazienti a fine crescita sarà possibile intervenire solo sulla posizione dei denti. Non potendo agire sulle componenti scheletriche, potrebbe essere necessario ricorrere ad interventi ortodontico-chirurgici, per le correzioni delle basi ossee, e/o estrazione di alcuni elementi in caso di eccessivo affollamento dentario.
In sintesi, non esiste un limite anagrafico per allineare i denti e con l’ortodonzia si cerca di migliore il sorriso del paziente sia da un punto di vista estetico che funzionale però è certo che non tutte le strade portino a Roma in questo caso.
Agire nella maniera corretta su un bambino in fase di crescita permette all’ortodontista di eseguire terapie più complete e precise, mentre finito lo sviluppo spesso si è obbligati a ricorrere a dei compromessi spesso sia estetici che funzionali.
Per quanto riguarda la fine del trattamento ortodontico troppo spesso si pensa che la bocca sia un mondo a parte rispetto al corpo umano.
La terapia ortodontica ha bisogno di “manutenzione” a tal proposito svariati sono i sistemi di contenzione per far si che i denti non si muovano più. Non è raro vedere facce stranite da parte dei pazienti quando si parla di contenzioni per tutta la vita, ma dobbiamo ricordarci che il corpo umano è sempre in fase di cambiamento e così proprio come crescono le unghie e si formano le rughe i denti rispondono al passo del tempo volendo spostarsi, è quindi necessario continuare a prendersene cura se vogliamo mantenere a lungo i risultati ottenuti.
Per quanto riguarda la tipologia di apparecchi ancor oggi si utilizza ampiamente il classico apparecchio fisso con attacchi (brakets) in metallo o ceramica, i secondi, sicuramente più estetici.
Spesso però la vita dell’adulto non ammette, per ragioni sociali, un’apparecchiatura visibile e tipica dell’età adolescenziale.
Ed è così che negli ultimi anni sono nate altre opzioni di trattamento che prevendono un’apparecchiatura linguale, con attacchi quindi posizionati sulla superficie interna dei denti che non sono visibili dall’esterno, o con mascherine (allineatori) trasparenti, più estetiche e confortevoli.
Autore: Dott. Gregorio Tortora
Direttore Medico e Referente Equipe Ortodonzia della Smart Dental Clinic del Centro diagnostico Treviglio (Bg)