Bisogna partire dal presupposto che l’età “migliore” dipende dal tipo di malocclusione o problema odontoiatrico-pedodontico che il paziente lamenta.
Buona idea è cominciare verso i 4 anni così si può valutare le eventuali problematiche intercettando le disgnazie e le abitudini viziate focalizzando la nostra attenzione alla dentatura decidua (denti da latte, ndr), allo sviluppo del volto e della bocca oltre che a eliminare eventuali vizi.
Quali altri consigli si possono dare ai genitori?
Fin da piccoli è bene abituare i bambini alla figura dell’amico odontoiatra, ad esempio attraverso le prime visite, queste hanno lo scopo di portare il piccolo a familiarizzare con il luogo e le figure dei medici, incoraggiando una maggiore conoscenza ed educazione alla corretta igiene quotidiana. Successivamente, dai 5-6 anni in poi, i genitori potranno programmare delle visite periodiche con il pedodontista, l’igienista e successivamente l’ortognatodontista.
Così facendo, si avrà la situazione sempre sotto controllo e si potrà agire tempestivamente in tre modi: valutare quando è opportuno intervenire terapeuticamente, istruire fin da subito i genitori sull’igiene quotidiana e su comportamenti da evitare e, infine, motivare i bambini a interrompere le cattive abitudini.
Alcuni bambini non sono collaboranti durante le sedute dal dentista e per questo non si riesce a curarli adeguatamente, come fare in questi casi?
Occorre creare una sinergia tra la famiglia e l’operatore. Il genitore consapevole dei rischi (e dei costi) di una bocca trascurata (abitudini viziate e disfunzioni dei muscoli orali) saprà comunicare al bambino la necessità di fidarsi del medico, infondendo in lui tranquillità. Lo preparerà preventivamente parlandogli con calma, preparandolo su cosa accadrà durante la seduta e potrà rassicurarlo del fatto che, dopo un po’ di disagio, starà meglio.
Piccoli accorgimenti che possono aiutare psicologicamente il piccolo paziente ed eviteranno così, da un lato, scene di rifiuto, che portano purtroppo all’impossibilità di effettuare i trattamenti o comunque a non effettuarlo con la giusta regolarità, e, dall’altro, perdita di tempo e denaro per i genitori.
Aiutato da entrambi i genitori (che devono, se presenti dimostrarsi sempre concordi davanti al bambino in seduta) l’odontoiatra e l’ortodonzista potranno operare e comunicare efficacemente con il piccolo paziente: in questo modo i risultati delle cure saranno apprezzabili in tempi soddisfacenti sia per la famiglia sia per gli specialisti.
Lavorare su più fronti per avere un paziente collaborante.
E se questa collaborazione richiesta dal bambino non arrivasse?
Nei casi più complessi sarà bene intervenire in modo multidisciplinare per risolvere il problema, coinvolgendo, su diversi fronti: il pediatra, l’odontoiatra pedodontista, il logopedista e talvolta lo psicologo infantile.
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